Rese decanali e confessi


Storia archivistica
La sottoserie comprende tutta la documentazione pervenutaci relativa alla gestione finanziaria della comunità di Tirano nei secoli XVII e XVIII.
Si tratta di materiale che è stato reperito già, in massima parte, riunito per singola gestione annuale (forse in occasione di precedenti riordini o, più probabilmente, dall'origine); è costituito normalmente da un registro, sul quale sono riportate, in modo non sempre ordinato, le entrate e le spese del decano in carica; in alcuni casi sono poi trascritti sul registro atti della più varia natura: elenchi dei legnami assegnati ai vari capifamiglia, note di contravvenzioni, elenchi di taglie imposte, appunti vari (alcuni di notevole interesse, come quelli del 1629 relativi alle spese per la sepoltura dei morti di peste o del 1636 relativi al passaggio dell'armata francese), note degli incanti (soprattutto delle osterie o della "brenta" o misuratura del vino), licenze varie dei magistrati grigioni, notizie relative alle causali più svariate (posa di confini nel 1727, fabbrica della campana grande di S. Martino nel 1731, allacciamenti idrici delle fontane nel 1720), elenchi degli oneri per illegittimi o esposti o per baliatici, distinte di spese per il culto (predicatori quaresimalisti e oneri per la manutenzione delle chiese e per il sostentamento del clero officiante presso le chiese della comunità).
In parecchi casi tali notizie non sono invece riportate sul registro, ma sono contenute in documenti allegati allo stesso.
Tra gli allegati figurano invece, quasi sempre, i vari confessi che servivano come giustificativi per il decano.
La documentazione è assai incompleta: così per alcuni anni sono presenti registri senza allegati; per altri allegati (specie confessi, anche in numero rilevante) senza registro; per altri anni infine (dal 1595 al 1608, dal 1610 al 1613, dal 1615 al 1622, 1624, 1626, 1628, dal 1630 al 1633, 1635, 1639, 1640, 1644, 1646, 1648, 1649, 1655, 1660, 1661, 1662, 1666, 1682, 1686, 1689, 1697, 1698, 1711, 1735, 1774) la documentazione è del tutto assente.
Una parte apprezzabile dei confessi è stata reperita in alcune scatole contenenti documenti di varia natura affastellati alla rinfusa; si è provveduto ad inserirla, trattandosi di evidente dispersione dovuta a cause contingenti, nelle unità dell'anno relativo, in allegato alle rese; dove mancavano si è provveduto alla formazione di singole unità archivistiche.
Disposizioni statutarie complete regolano la gestione finanziaria della comunità, con precisi compiti attribuiti ai vari incaricati.
Così il decano (art. 3 degli statuti) deve, già all'atto della nomina, oltre che giurare di osservare e di fare osservare i capitoli degli statuti, anche "dare idonea sigurtà et principal debitore la quale in solidum si obblighi con il degano verso la comunità" (oltre che dare garanzia personale doveva quindi trovarsi un fideiussore) e più oltre "farà overo rivederà l'inventario delli beni et mobili della comunità (incombenza peraltro, almeno a quanto risulta dalla mancanza di documentazione a riguardo, disattesa) tenghi conto di tutti li debiti e crediti della comunità et notarà o farà nottare (di fatto spesso provvedevano il cancelliere o altri incaricati) tutte le mendanze portatesi dalli saltari quanto dalli incantatori et finiti ogni tre mesi sarà tenuto a produr il libro d'esse mendanze conforme alli capitoli delle comunità".
Anche quest'ultima precisazione non è certo rispettata, in quanto le liquidazioni sono effettuate dai consigli senza una periodicità.
Al termine dell'incarico il decano uscente "porti in consiglio il suo bolo, et per suo salario s'habbi lire cinquanta imperiali".
La gestione finanziaria non si chiude però in tale occasione. Occorre quindi provvedere alla liquidazione dei conti del decano mediante quattro uomini a ciò deputati (art. 6 degli statuti).
L'esame della documentazione avviene a volte con ritardo (anche di anni); in alcuni casi non se ne è addirittura reperita alcuna notizia.
Gli incaricati prendono in esame i documenti di spesa e quelli relativi alle entrate (affitti di beni, dazi e incanti, contravvenzioni) e determinano il saldo positivo, posto a carico del decano, o negativo, di cui lo stesso restava creditore. Su tale importo viene determinata la taglia che viene imposta a pareggio; il ricavato della stessa è assegnato al decano. Non sempre tutte le note di spesa presentate sono ammesse: in tal caso ogni onere grava sul decano; per tale motivo e per i cronici ritardi nella definizione dei conti, la carica non è, nonostante il prestigio che comporta, troppo ambita; frequenti sono i tentativi, anche da parte di personaggi illustri, di essere esonerati dall'incarico senza essere assoggettati alla pesantissima pena (scudi 35 d'oro) prevista per coloro che rinunciano. Da sottolineare che in casi rarissimi, ad esempio nel 1609, in cui è eletto quale decano un "filius familiae", spetta al padre intervenire nella definizione dei conti, compilando la resa relativa. Tale procedura, è in completa armonia con le disposizioni previste al riguardo dagli statuti di Valtellina. Da ricordare, infine, che la gestione dei beni della chiesa della Beata Vergine del ponte della Folla, l'attuale santuario della Madonna di Tirano, è del tutto separata da quella ordinaria per il funzionamento della comunità e non compare pertanto nelle rese decanali.


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