Pubblica sicurezza


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L'intero settore poliziesco era, durante il periodo austriaco, sotto il controllo del governo milanese e dalla direzione generale di polizia, dipendente dal governo; a questa erano subordinate le commissioni superiori di polizia dislocate nelle diverse province e che avevano come referenti le regie delegazioni. I principali compiti di polizia erano la prevenzione dei delitti, il mantenimento dell'ordine pubblico, le indagini sui delitti e sugli autori, la cooperazione con la giustizia punitiva, la vigilanza sulle contravvenzioni ai regolamenti di polizia amministrativa, le ispezioni; il primo compito rimaneva comunque quello della sorveglianza sulle persone sospette, sui forestieri, il rilascio e il riconoscimento di passaporti.
Con il passare degli anni, e soprattutto dopo il 1848, il governo di Milano raccolse in sé la maggior parte del potere a scapito della direzione generale.
L'organico era composto dal corpo di gendarmeria, ossia da un reggimento con comando in Milano, agli ordini di un ispettore generale e di un colonnello, entrambi residenti in Milano, e di un maggiore, residente in Como, per la squadra di confine; era composto da nove ali, una per ogni provincia.
A capo degli uffici di polizia stava il delegato provinciale; questi nominava uno dei tre deputati della deputazione comunale per l'esecuzione degli affari di polizia nel singolo comune; nei fatti, però, chi manteneva il maggior potere a capo di quest'organo era il commissario di polizia.
La censura era esercitata direttamente dal governo di Milano tramite il dipartimento di censura, composto da un capo censore e da altri tre censori.
Nel 1832 veniva emanato il Regolamento in tema di emigrazione.
Funzioni di polizia furono col tempo attribuite anche ai commissari distrettuali e ai loro ordini fu posta la gendarmeria locale.
Il quadro normativo all'interno del quale si risolve la materia della pubblica sicurezza dopo la fine del regno Lombardo Veneto, è quello offerto inizialmente dalle leggi del 13 novembre 1859 e del 26 luglio 1868, e successivamente dalla nuova legge di pubblica sicurezza del 30 giugno 1889.
In questo quadro, restava inalterato l'obbligo per il sindaco di collaborare al mantenimento dell'ordine pubblico nel proprio comune, coadiuvando, così, l'opera svolta dalle autorità competenti, rappresentate dal delegato mandamentale di pubblica sicurezza, dalla pretura e dai reali carabinieri, tutti con sede a Piazza Brembana.
In particolare, il sindaco era tenuto a controllare ed a riferire su qualsiasi reato commesso contro persone o cose: rapine, furti, incendi dolosi, risse con ferite, danneggiamenti vari. I sindaci erano anche tenuti ad informare circa le morti accidentali, l'ingombro delle strade provinciali, lo stato di precarietà statica di alcuni edifici, nonché su eventuali dimostrazioni popolari.
Le 45 unità della serie coprono con continuità la seconda metà del secolo, documentando sia il periodo lombardo veneto sia quello unitario.
In genere ci si trova di fronte, oltre al carteggio con le autorità di Piazza (imperial regio commissario distrettuale e imperial regio pretore, poi regio pretore) e di Bergamo (prefettura) e alle relative circolari, ad una casistica di documenti abbastanza definita: comunicazioni di decessi; ferimenti; risse; furti; richieste di informazioni da parte delle autorità di Piazza circa la condotta morale di abitanti di Branzi (alle quali rispondeva il sindaco); rimpatri dall'estero (dalla Francia in particolare) di abitanti di Branzi espulsi per avere commesso reati; violazioni dei regolamenti stradali da parte di carrettieri di Branzi.
Si tratta di documentazione che va integrata con quanto presente nel titolo "Grazia e giustizia", sia perché in quello si ha notizia di fatti già documentati in questo, sia perché anche in quel titolo si ha presenza delle richieste di informazioni sulla condotta morale.


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