Istruzione pubblica


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La prima notizia di una forma di istruzione pubblica a Branzi é data dall'istituzione della scuola elementare nel gennaio del 1803. quando venne nominato maestro il sacerdote Carlo Monaci preferito al parroco, Giuseppe Manzoni (1). Si trattava del primo intervento del comune di Branzi nel campo della pubblica istruzione (2). L'istituzione della scuola era stata resa possibile dal nuovo clima politico determinato dall'arrivo dei Francesi. Risale, infatti, al 1797 l'istituzione di una commissione incaricata di formulare un "Piano generale di pubblica istruzione per la Repubblica Cisalpina" il quale prevedeva, tra l'altro, l'accentramento nello stato di ogni attività di pubblica istruzione (3). Sulla scia di tale intervento, durante il periodo napoleonico la pubblica istruzione, sia di base sia di livello superiore, conobbe un certo sviluppo.
L'Austria estese nel regno Lombardo - Veneto il proprio sistema scolastico, organizzato sull'esempio di quello prussiano. Il regolamento del 7 dicembre 1818 delineava l'istruzione offerta da tre tipi di scuole: - le scuole elementari minori (due anni, a carico delle casse comunali); le scuole elementari maggiori (tre anni per le femmine, quattro per i maschi, a carico dell'erario); le scuole elementari tecniche (attivate non prima di dieci anni, destinate ai maschi e a carico dell'erario).
L'istruzione elementare era obbligatoria dai sei ai dodici anni, anche se non di rado le amministrazioni comunali, per le quali pesante era l'onere di provvedere alle necessità economiche (reperimento degli spazi, arredamento, corresponsione degli stipendi agli insegnanti), cercavano di non ottemperare a quanto previsto dalla legge. La possibilità, inoltre, di estendere fino a cento il numero di alunni per ogni classe rendeva evidentemente difficile e dalla scarsa valenza didattica il lavoro degli insegnanti.
Le scuole minori venivano attivate dove esisteva una parrocchia ma almeno 50 ragazzi in età. Dove ce n'erano meno, era possibile la collaborazione fra più comuni. Se gli scolari erano più di 100, si sarebbero dovute attivare due scuole minori. Oltre tale numero il maestro avrebbe dovuto avere l'ausilio di un assistente, di due sopra i 200 scolari.
Obiettivi della prima classe erano leggere e scrivere correttamente, addizione, sottrazione, catechismo. Della seconda pronuncia, ortografia, calligrafia, moltiplicazione e divisione anche con decimali, la regola del tre con calcolo decimale, ragguaglio vecchie e nuove misure, catechismo, prime regole di composizione.
A Branzi, che dal 1820 era sede di distretto scolastico (gli altri in valle erano situati ad Averara e a Piazza Brembana), la scuola pubblica venne avviata, non senza difficoltà, agli inizi degli anni Venti.
Nel 1822 alla scuola risultavano partecipare 67 maschi e 62 femmine (35 in più che in passato). La scuola si svolgeva in locale apposito (casa appositamente allestita) e in buono stato e con 2 inservienti ed era provvista dei mobili necessari.
Fondamentale per la storia della pubblica istruzione in Lombardia e in Italia fu la cosiddetta legge Casati, così chiamata dal nome del ministro che fortemente volle una completa riorganizzazione del sistema della pubblica istruzione. La legge, entrata in vigore il 1° gennaio 1860, estendeva alla Lombardia, rivedendola, la legislazione piemontese in materia di istruzione. Essa rimase in vigore, nelle sue linee fondamentali e anche se nelle intenzioni del legislatore doveva avere finalità di unificazione amministrativa delle sole province piemontesi e lombarde, fino alla legge Gentile del 1923 e quindi improntò l'istruzione pubblica nel nuovo Regno d'Italia per oltre sessant'anni.
La legge organizzava la pubblica istruzione attraverso una bipartizione di responsabilità, affidate ad una amministrazione centrale e ad una locale. La prima era formata da un ministro, da un consiglio superiore, da una serie di ispettori generali e da un consultore legale; la seconda si concretizzava nei rettori universitari, nei provveditori agli studi (a livello provinciale, rappresentanti il ministro e aventi il compito, tra l'altro, di sovrintendere all'istruzione classica), negli ispettori provinciali (ai quali era affidato il controllo dell'istruzione primaria) e nei consigli provinciali (formati dal provveditore, dall'ispettore provinciale, da capi d'istituto del capoluogo e da rappresentanti del comune e delle deputazioni provinciali).
I punti base della legge Casati erano la libertà d'insegnamento e l'obbligo scolastico.
Nel campo dell'istruzione primaria la legge prevedeva due gradi di insegnamento: l'inferiore e il superiore, ciascuno di due anni a ciascuno a sua volta diviso in due classi distinte. Le scuole di grado inferiore dovevano essere attivate in ogni comune, quelle di grado superiore in ogni comune con più di 4000 abitanti. L'insegnamento primario era gratuito e obbligatorio almeno al grado inferiore. Da questo punto di vista la legge segnò un arretramento rispetto al precedente esempio austriaco che, come abbiamo visto, stabiliva l'obbligatorietà per sei anni di scuola.
Novità importante riguardò l'insegnamento femminile. Per la prima volta fu previsto l'insegnamento delle maestre anche nelle scuole elementari maschili. Per la preparazione dei maestri furono organizzate trenta scuole "Normali", finalizzate alla formazione del personale docente. Dopo due anni di corso, l'allievo poteva sostenere l'esame di patente per insegnare nel corso elementare inferiore. Alla fine del terzo anno si poteva presentare all'esame per la patente del corso superiore.
Il ministro Coppino legò il suo nome ad una seconda e più importante legge, del 1877, nella quale venne stabilito, tra l'altro, l'obbligo dell'istruzione fino ai nove anni. Si trattava di un piccolo passo in avanti rispetto alla precedente legislazione, del tutto insufficiente considerato che paesi quali la Germania, la Norvegia e l'Inghilterra avevano già stabilito in otto anni la durata dell'obbligo scolastico. in pratica l'Italia si trovava a far meglio solo di Spagna e Portogallo. La legge Coppino del 1877 introdusse una quinta classe del corso elementare (ora diviso in un corso inferiore di due anni ed in uno superiore di tre), sostituì l'istruzione religiosa con "prime nozioni dei doveri dell'uomo e del cittadino" e introdusse l'obbligo per gli alunni che avessero frequentato il corso elementare inferiore di frequentare per un anno le scuole serali nei comuni dove erano state istituite. Inoltre, ai ricostituiti provveditorati venne attribuito il controllo sull'istruzione elementare.
L'analfabetismo, anche grazie alla nuova legge, diminuì (dal 75% del 1861 al 48% del 1901) mentre fortemente incrementato fu il numero delle scuole, dalle 1700 circa per 1.700.000 alunni del 1871 alle 2700 circa con 2.700.000 alunni del 1901.
L'archivio di Branzi documenta riccamente la vita scolastica fra l'unità e la fine del secolo (con scarse testimonianze del periodo precedente). In questo caso il titolo é stato suddiviso in due partizioni: la prima formata dal carteggio generale relativo all'istruzione, la seconda dai numerosi registri scolastici.

Nessuna unità

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