Esattoria


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L'imposta principale, chiamata prediale, gravava sugli immobili; perché questa fosse distribuita in modo equo su tutti i possidenti in proporzione al valore degli immobili era stato impiantato il registro delle tavole del censo. Altro tributo diretto era costituito dal contributo arti e commercio; il 25% dell'ammontare di tale imposta finiva nelle casse comunali.
Le imposte indirette erano costituite sostanzialmente da dazi. Altra imposizione diretta che colpisce anche gli abitanti dei comuni e delle campagne che possono in sostanza evitare i dazi con il consumo di prodotti provenienti da loro fondi era la tassa personale, pagata da tutti gli uomini dai 14 ai 60 anni d'età. Con l'esazione della sovrimposta comunale veniva infine formato dal Governo il cespite cui attingere per tutte le spese concernenti le opere pubbliche nei comuni.
La riscossione di tali imposte dirette veniva affidata all'esattore.
L'esattoria (1) era l'ente costituito in ogni comune, o consorzio di comuni, con lo scopo di riscuotere determinati tributi diretti dopo che questi erano stati liquidati e iscritti nei ruoli da parte dell'ente impositore. L'esattoria veniva conferita mediante asta pubblica (2) o d'ufficio per un numero di anni prestabiliti (cinque, dieci, ecc.) a persona iscritta nell'apposito albo nazionale degli esattori (3).
L'esattore esigeva quindi le imposte a favore dell'Erario, delle Province e dei Comuni. A questo scopo nominava un messo conosciuto nel luogo ove si svolgeva l'esazione e stabiliva un ufficio nel comune. Nella sua attività e nella tenuta delle scritture contabili veniva sorvegliato dalla deputazione comunale. L'esattore si assumeva l'alea del versamento dato che entro il quinto giorno dalla scadenza del versamento della rata dell'imposta prediale doveva versare l'intero importo. La riscossione dell'imposta prediale avveniva solitamente in quattro rate con scadenza a partire dal 10 gennaio ogni tre mesi (la quarte veniva riscossa il 10 ottobre). L'esattore doveva versare, entro il quinto giorno dalla scadenza del termine di riscossione della rata, l'intero importo nelle casse comunali anche quando non aveva riscosso dai contribuenti. Questa alea valeva per tutte le imposte che egli doveva esigere: era obbligato a rispondere "scosso o non scosso" dell'intera quota dell'imposta calcolata sul totale della rendita esigibile al comune senza riguardo alla maggiore o minore risultanza dai quinternetti.
Quanto alle entrate e ai crediti del comune non era tenuto che a ciò che aveva realmente esatto. Doveva però nel termine di 30 giorni una volta ricevute le note dei debitori effettuare l'esecuzione verso i morosi per la somma in dipendenza dei contratti sotto pena di rifondere il comune.
In corrispettivo l'esattore aveva il premio d'esazione convenuto in appalto e la sanzione di mora dei singoli creditori d'imposta insolventi. Poteva procedere ad atti di esecuzione forzata come il pignoramento senza intervento giudiziario con il concorso del cursore (o messo) comunale. Nei confronti dei morosi non poteva esigere un interesse superiore al 5%.
Ogni rata delle contribuzioni veniva versata nella Cassa Provinciale e alla Deputazione comunale ne veniva inviato giustificativo rilasciato dal Ricevitore provinciale. L'esattore ogni anno presentava il conto della azienda comunale alla Deputazione comunale e ai revisori dei conti. Il Convocato prendeva tutti i provvedimenti necessari in tale proposito. Trascorsi 60 giorni da tale termine consegnava alla Deputazione comunale tutti i registri dell'ultimo triennio d'esercizio. Ogni triennio per la continuazione dell'esercizio occorreva un decreto del Governo per la riconferma o per la proroga. Uguale superiore autorizzazione era necessaria per la cessione del contratto. La morte dell'esattore non scioglieva gli obblighi contratti che passavano agli eredi.


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