Strumenti sciolti


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La sottoserie comprende strumenti sciolti, cartacei e pergamenacei, che interessano un periodo che va dalla fine del XIII sec. al XVI sec., e il cui stato di conservazione è discreto, se si escludono alcune pergamene di cui ci rimangono solo frammenti.
Gli atti cartacei(1), cuciti insieme in fascicolo rilegato in cartoncino, sono documenti del comune e del consorzio della Misericordia di Romano(2), di diversa natura giuridica: vendite, costituzioni ed estinzioni di censo. Ad ogni documento è sempre unita o la deliberazione che lo riguarda o la nomina dei procuratori del comune o, infine, la ratifica dell'atto rogato. In uno degli atti(3) è, per esempio, trascritta la bolla di Pio V che regolamenta le costituzioni di censo (19 gennaio 1568). Parte di essi sono in copia autenticata dallo stesso notaio che ha rogato l'originale e parte sono stati trascritti dal notaio cancelliere del comune (Francesco Ragazzi). Nel riordinamento questi sono stati mantenuti rilegati, ma ad ognuno di essi, considerato come atto singolo, è stato attribuito un numero di corda.
Tutti gli atti pergamenacei riguardanti il comune, trattano in prevalenza due argomenti: le trattative della pace tra la città di Bergamo e Romano nel 1321 e la controversia tra la Misericordia di Bergamo e Romano in materia di confini(4). Sono inoltre presenti atti in cui il podestà di Romano interviene a porre fine a liti tra privati(5).
Tutti gli altri atti riguardano vendite, affitti, soccide, estinzioni di obbligazioni, testamenti di vicini o abitanti del comune, relativi a beni siti in Romano e nei comuni limitrofi o, in alcuni casi, in comuni distanti come Ferina, S. Pellegrino, Almeno S. Salvatore, ecc., o vicini o abitanti di questi comuni.
Da segnalare che diversi fra questi riguardano un particolare nucleo familiare, rappresentato da Berciamo detto Cocco fu Pasino de Berranno, abitante in Romano, ed al figlio (erede successore)(6) Antonio, nella gestione patrimoniale di beni (vendite, estinzioni di obbligazioni, pagamenti dei dazi di grattatola, etc.); documentazione che avvalorerebbe l'ipotesi circa l'influenza esercitata dai summenzionati personaggi forse deputati per diverso tempo ad incarichi comunali(7).
Le pergamene, come si può notare, hanno una provenienza alquanto eterogenea, ma si sono mantenute unite in quanto la maggior parte di esse reca al verso una numerazione scritta da una stessa mano alla metà dell'800, che testimonia un riordino effettuato in quel periodo(8).
In un primo momento non ci si spiegava con quale criterio l'archivista di allora avesse apposto la suddetta numerazione. Ad un esame più attento, grazie anche all'inventario della Soprintendenza Archivistica del 1986, ci si è accorti che l'anonimo archivista ottocentesco aveva utilizzato il metodo cronologico; non avendo letto, però, correttamente diverse date, la numerazione e la data da lui riportate al verso delle pergamene risultano spesso errate.
Nel riordino operato dall'intervento Marchiata non è comunque stato possibile osservare l'ordine cronologico, in quanto spesso si sono trovati più atti su uno stesso supporto scrittorio oppure più documenti cuciti insieme(9).
Sono presenti, inoltre, documenti acefali che non permettono di leggerne, la data precisa ma solo di approssimarla al secolo tramite la datazione della mano del notaio.
Con il riordino si è quindi assegnata una nuova numerazione, apponendo al verso di ogni pergamena il timbro attuale del comune e la segnatura d'inventario.
I documenti sono stati tutti infine collocati in una cassetta di legno (in cui già in parte precedentemente erano conservati) recante il relativo richiamo al numero di serie, sottoserie e di unità in essa contenute.


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