Emancipazione e privilegi


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La serie comprende quattro unità di varia tipologia archivistica. Sono gli atti attraverso cui si sono costituite le prerogative istituzionali del comune di Gandino: sia atti di investitura (cioè l'alienazione a titolo precario) di beni e diritti di esazione da parte di autorità signorili, che ne rimanevano tuttavia formalmente titolari; sia privilegi conferiti dall'autorità centrale nell'ambito dello stato regionale, consistenti nella concessione di condizioni giurisdizionali e fiscali particolari rispetto alle altre comunità del territorio.
I documenti di maggior rilievo, in questo senso, sono i cosiddetti "atti di emancipazione", cioè due grandi rotoli pergamenacei originali, del 1233 e 1247, relativi all'acquisizione da parte del comune dei principali diritti giurisdizionali, fiscali e fondiari, sino ad allora detenuti da due potenti casate cittadine: i Ficieni e gli Adelasi. Si tratta di pezzi di particolare interesse storico, per l'analiticità della descrizione dei diritti trasmessi, e per l'essere conservati, fatto eccezionale, nell'archivio del comune che in questo modo ha sancito la propria autonomia da quei poteri, piuttosto che in quello dell'ente che ha concesso tale autonomia.
Tali atti, tuttavia, non rappresentarono di per sé l'origine istituzionale del comune, che appare in essi già agire come organo costituito e con propri rappresentanti giuridici (i consoli), ma solo la definitiva acquisizione dei diritti signorili; inoltre il comune appare documentato già mezzo secolo prima in una analoga investitura (trasmessa in copia del sec. XVII) da parte del vescovo di Bergamo limitata ai soli diritti di caccia.
Oggetto dell'investitura del 1233 sono i diritti pubblici, quali il potere giudiziario su tutta la comunità con la facoltà di imporre multe e il diritto di riscossione del fodro (in origine tributo in natura in occasione della venuta in loco del signore, con seguito di uomini e animali, poi divenuto tassa annua fissa in denaro), e i diritti fondiari, consistenti in censi ricognitivi sulle terre possedute a titolo ereditario e senza contratti d'affitto da gran parte dei membri della comunità di Gandino. Rimaneva del tutto esclusa dall'azione dei Ficieni la gestione dei beni collettivi della comunità. Materia dell'investitura del 1247 sono invece solo i diritti fondiari in Gandino e nei vari comuni vicini e soprattutto il diritto di decima su tutto il territorio di Gandino e Cazzano.
Di particolare rilievo è poi il privilegio in materia di autonomia dalla Città concesso da Pandolfo Malatesta, signore di Bergamo e Brescia, nel 1408, concernente in particolare l'esenzione dai principali dazi e di indipendenza da Bergamo sul piano dell'amministrazione della giustizia, delegata ad un apposito vicario di Valle, nominato dall'autorità centrale; diritti in gran parte confermati dalla successiva dominazione veneziana, ad eccezione della nomina del vicario, che spetterà alla Città di Bergamo.
Vi è infine un fascicolo settecentesco di istanze a Venezia per la ridefinizione di tali privilegi


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