Culto


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Il titolo, formato da quindici unità, rende conto dei rapporti fra ente comunale e istituzione parrocchiale nel corso del secolo.
Durante l'Antico Regime la parrocchia di Branzi era stata amministrata da un ente, la "Vicinia", la quale ne gestiva i beni e nominava il parroco. L'ente chiamato "Vicinia", a differenza del comune, riuniva i capifamiglia definiti "originari", vale a dire quelli la cui permanenza sul territorio era testimoniata da numerose generazioni (1).
A Branzi la "Vicinia" è documentata almeno a partire dal 1470, quando si ha notizia dell'acquisto da parte dei vicini di un messale per la chiesa (2). Essa, quindi, è preesistente alla costituzione di Branzi a comune a sé. E', quindi, naturale pensare che fosse vissuta dalla popolazione come principale segno dell'appartenenza alla comunità.
I vicini avevano il privilegio dell'elezione del parroco, elezione che veniva poi sancita dalla nomina vescovile, privilegio tipico dell'alta valle e al quale si rinunciò solamente nel 1952. A tale privilegio corrispondeva, naturalmente, l'onere del mantenimento dello stesso parroco il quale, quindi, non disponeva di entrate proprie.
La vicinia, inoltre, disponeva di un patrimonio formato, essenzialmente, da una quota di lire 4 e once 5 del monte Sclegiale (proprietà indivisa in 100 quote dette lire), per un valore di lire 3.333 a fine '600, e di 4 some della "vena della frera di sasso", vale a dire di una miniera o cava di pietra. La gestione di tale patrimonio, e gli utili che ne derivavano, spettava ai vicini.
La fabbriceria parrocchiale fu istituita a Branzi nel 1808 così come, contemporaneamente, stava avvenendo in tutte le altre parrocchie del napoleonico Regno d'Italia, in esecuzione di un decreto emanato nel 1806 dal Ministro per il Culto. Secondo tale decreto ogni fabbriceria parrocchiale doveva concentrare in sé tutte le amministrazioni dei vari luoghi pii esistenti a quel tempo nella parrocchia, alcuni dei quali furono anche soppressi. Va chiarito che con il termine "luoghi pii" si indicavano, sulla scia di quanto era avvenuto durante il periodo veneto, sia le istituzioni assistenziali e caritatevoli in senso stretto (consorzi della misericordia, enti ospedalieri), sia quelli religiosi (in particolare le scuole o confraternite). Le competenze di ogni fabbriceria parrocchiale erano "amministrative" in un senso assai lato, perché giungevano a toccare anche aspetti quali la celebrazione del culto e gli adempimenti dello stesso clero. Nominati dall'autorità civile, i fabbricieri, generalmente nel numero di quattro, duravano in carica per cinque anni; tra di essi veniva eletto un presidente, dopodiché venivano nominati un cancelliere ed un ragioniere; potevano figurare come impiegati della fabbriceria anche i sagrestani, gli organisti e persino i cappellani.
La fabbriceria parrocchiale fu sciolta nel 1939.

Nessuna unità

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