Militari


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Il regno asburgico era stato diviso in otto grandi distretti militari. Il servizio di leva durava otto anni (con chiamata dal ventesimo al venticinquesimo anno) e non era richiesto agli impiegati statali, ai professori e maestri pubblici, agli ecclesiastici degli ordini maggiori, agli allievi di seminari e di scuole di belle arti, al figlio unico di genitore vedovo o di genitori oltre i 70 anni o comunque in stato di povertà, a coloro che fossero affetti da particolari difetti fisici. Le spese per il servizio di leva erano completamente a carico dell'erario civile.
Per le più importanti questioni di ordine militare il comune dipendeva direttamente dal Dicastero austriaco della guerra, tramite gli uffici centrali del governo lombardo e la delegazione provinciale; in particolare al delegato provinciale, figura che aveva sostituito il prefetto di età napoleonica, era dato ampio potere su tutte le questioni riguardanti la leva.
Lo stato unitario portò con sé l'estensione anche alla Lombardia del sistema piemontese frutto della riforma impostata nel 1854 dall'allora ministro della guerra sabaudo Alfonso La Marmora. La riforma aveva il suo fulcro nel prolungamento della durata del servizio militare per i coscritti da quattordici mesi a quattro o cinque anni. Questi elementi della cosiddetta "prima categoria" passavano nella riserva altri sei anni. Il sistema di selezione dei coscritti non era stato mutato rispetto al regime precedente, e si basava sull'estrazione a sorte, bilanciata da diverse esenzioni e dal diritto di fornire, a pagamento, un sostituto. Gli elementi di "seconda categoria" passavano, invece, solo un periodo di addestramento di quaranta giorni dovendo poi restare cinque anni nella riserva (1).
Il periodo cruciale di transizione fra l'Armata Sarda e il nuovo Esercito Italiano (gennaio 1860 - giugno 1861) fu caratterizzato, come si é detto, dalla graduale estensione del modello piemontese. Si diede avvio, in quel periodo, all'uso poi diventato norma di costituire brigate formate da elementi provenienti dalle diverse regioni italiane, nell'intento duplice e convergente di eliminare il regionalismo e sviluppare un sentimento nazionale. Il ministero della Guerra venne riorganizzato con la costituzione di una segreteria generale e tre dipartimenti (direzioni generali). Si aumentò, inoltre, il numero, ritenuto insufficiente, di ufficiali (2). Nel dicembre 1860 la coscrizione obbligatoria fu estesa anche alla Sicilia e ciò contribuì a rafforzare nelle masse meridionali la graduale disillusione rispetto ad un vero cambiamento (3).
La prima vera modifica all'assetto La Marmora risale al 1871, quando l'allora ministro della Guerra, Cesare Magnani Ricotti, promosse significativi cambiamenti. Molte delle sanzioni previste dalla legge 1854 furono abolite, la durata del servizio attivo per i coscritti della prima categoria fu ridotta a quattro anni, ai quali andavano aggiunti però nove anni nella riserva. Anche la seconda categoria rimaneva in riserva per nove anni ma il suo periodo di addestramento fu innalzato. Sull'esempio prussiano si introdusse il volontariato per un anno, si costituirono i distretti militari, che divennero centri di addestramento delle truppe, delle reclute e per la mobilitazione in tempo di guerra. Con la leva del 1873 la forza dell'esercito in tempo di pace raggiungeva i 224.000 uomini, che in tempo di guerra potevano salire a 800.000. Un nuovo intervento legislativo nel giugno 1875 ridusse a tre anni il periodo di leva istituendo anche una terza categoria di coscritti, che comprendeva gli esclusi dalle prime due. Dopo tre anni di servizio, i coscritti passavano nella riserva, nella milizia mobile e nella milizia territoriale. Altri interventi successivi sancirono l'abolizione della Guarda Nazionale (giugno 1876) sostituita dalla milizia territoriale, anche se la definitiva abolizione della Guardia si ottenne solo nel 1885 (4).
Il quadro istituzionale di riferimento entro cui si muovono disposizioni, comunicazioni e richieste è quello per cui la massima autorità "militare" risulta comunque il delegato provinciale, il quale si avvale del parere o delle segnalazioni del Comando Militare di Coscrizione di Bergamo, mentre il commissario distrettuale di Piazza Brembana funge da centro di trasmissione ed esecuzione delle superiori disposizioni, oppure come filtro rispetto alle richieste di rinvio o di esenzione.

Nessuna unità

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