San Pellegrino Terme (sec. XIV - 2008), San Pellegrino Terme


Tipologia: Ente (Comune)

Sede: San Pellegrino Terme

Profilo storico-biografico: La nascita degli insediamenti più antichi del comune di San Pellegrino risale al periodo che va dalla caduta dell'Impero romano e l'anno Mille nell'ambito del fenomeno, di più vaste dimensioni, che concerne la migrazione di genti sull'arco alpino in seguito alle invasioni che si susseguirono nelle città e in pianura (1). L'incremento demografico durante la dominazione longobarda favorì la nascita di nuclei abitativi in zone di confine strategicamente importanti. Intorno all'anno Mille, in ogni modo, tutti i centri della Valle Brembana si erano costituiti. Nel territorio che verrà in seguito denominato San Pellegrino si formarono i villaggi di "Opelo", "Plazzo", "Antía", "Piás", "Frasnít", "Frasnadèl", "Ruspí", "Apletto", "Suzia", "Vicharola", "Spetí" e "Penazér". La nascita del comune avviene probabilmente nella prima metà del XIII secolo, infatti, in seguito il comune di "Sancto Piligrino" è menzionato negli Statuti di Bergamo del 1331 veniva collocato nella "facta" di Porta Sant'Alessandro (2). Prima della dominazione veneta il territorio di San Pellegrino, e più precisamente dell'area medio Brembana, fu teatro di sanguinosi conflitti fra i guelfi bergamaschi, con cui il comune era schierato, e i ghibellini della Val Brembilla (3). Durante il dominio Visconteo, nel 1390 il comune tracciò i propri confini territoriali. Quei confini, che ricomprendevano anche il territorio di Fuipiano al Brembo rimarranno praticamente invariati fino al 1797 (4). Le vicende amministrative del comune sono legate alle sorti della Valle Brembana. Infatti, con la pace di Lodi e di Ferrara il territorio bergamasco entrò a far parte del dominio veneto di terraferma e le Valli Seriana e Brembana riuscirono grazie alla loro "deditio" al nuovo Signore. Nel 1428 il Doge Francesco Foscari approvò i privilegi della Val Brembana ispirati alla precedente dominazione, con alcune nuove concessioni che dovevano ribadire l'indipendenza dalla città (5). Il 20 aprile 1429 la Valle venne divisa nei due distinti vicariati con sede a Zogno e a Serina. I termini "Brembana Superiore" e "inferiore" appaiono consolidati a metà Quattrocento. Successivamente, come si evince dalla relazione del Capitano di Bergamo Giovanni da Lezze del 1596, la Valle venne divisa in Valle Brembana Inferiore, di cui facevano parte San Pellegrino, San Giovanni Bianco, Piazzo, Spino, Endenna, Poscante, Somendenna, Zogno, Stabello, San Pietro d'Orzio, San Gallo e Gerosa, Valle Brembana Superiore con sede a Serina, e Valle Brembana Oltre la Goggia con sede a Piazza Brembana (6). Il corpo territoriale della Valle Brembana Inferiore per i secoli XVII e XVIII mantiene immutata la sua fisionomia amministrativa. Un Consiglio formato dai Consoli dei comuni si riuniva a Zogno alla presenza di un Vicario nominato dal Consiglio Maggiore della città di Bergamo (7); tale assemblea provvedeva alla ordinaria amministrazione e in caso di questioni importanti comprendeva anche i Sindaci (8). La Valle Brembana Inferiore era ulteriormente ripartita in tre Squadre: la prima facente capo a San Giovanni Bianco, la seconda a Zogno, la terza a Poscante. Tale divisione aveva la funzione di ripartire equamente la rappresentanza in seno al consiglio e assicurare quindi una corretta divisione delle tassazioni ordinarie e straordinarie. La Valle era infatti sottoposta al pagamento di tutte le imposizioni eccetto la tassa sugli uomini d'armi, dalla quale fu affrancata insieme alla Valle Brembana Superiore nel 1456 in cambio del pagamento del dazio sul trasporto delle merci. Era inoltre esente dal dazio del pane, della carne e delle osterie (9). Sempre grazie al Da Lezze è possibile avere qualche dato demografico. Gli abitanti della Valle erano 4470, utili al lavoro 1748, i fuochi erano 1020. Tra le altre fazioni personali era da annoverare anche l'arruolamento da parte della valle di 94 galeotti. I terreni coltivati (arativi, prativi e coltivati a vite) arrivano a 19312 pertiche bergamasche, i boschi a 4241 pertiche, e il rimanente con la città 41 pertiche. In valle si raccoglieva frumento e miglio per soli quattro mesi, molti lavoratori erano quindi costretti ad emigrare la maggior parte a Venezia ma anche nel Regno di Napoli, Roma, Mantova e in Lombardia. Gli uomini che rimanevano lavoravano la terra, i panni o il ferro. Lungo il fiume Brembo si contavano 2 fucine per la lavorazione del ferro, 30 mulini, 9 macchine per pestare i panni, 4 impianti per pestare biada o altro, 4 falegnamerie. Il comune, in epoca veneta, veniva amministrato da un Console e cinque Sindaci eletti dal Consiglio Generale. L'elezione, con scadenza annuale, avveniva solitamente in gennaio. Compito principale del Console era quello di rappresentare e difendere il comune in qualsiasi azione processuale. Questo funzionario aveva poi altri compiti: procedere ad atti di esecuzione forzata su istanza del Podestà o dei Consoli di Giustizia di Bergamo, nell'ambito dell'esecuzione di sentenze civili, misurava e stabiliva confini di terreni o case. Per quanto riguarda la giustizia penale, egli era obbligato a denunciare al Podestà o al Giudice al Maleficio, entro quattro giorni, tutti gli omicidi o ferimenti commessi nel territorio del comune. In caso di inadempienza poteva anche venire egli stesso sottoposto ad un processo penale. Le funzioni dei Sindaci (11) erano simili a quelle del Console e i loro compiti erano solitamente decisi dall'assemblea del consiglio generale. Il Console era comunque il rappresentante principale del comune. Il Consiglio Generale dei capifamiglia o vicini era il centro della vita amministrativa comunale (12). Il Consiglio era formato da tutti i capi famiglia d'età superiore ai 18 anni e deliberava in genere con la maggioranza qualificata dei 2/3 o a maggioranza semplice. Il cerimoniale delle adunanze prevedeva che il Console incaricato della convocazione provvedesse a chiamare ogni capo famiglia e avvertisse la comunità intera col suono della campana parrocchiale. I verbali delle sedute venivano redatti in appositi registri da un cancelliere. Al suo interno venivano eletti il Console e i Consiglieri che a loro volta nominavano i Sindaci, alle sue deliberazioni si attenevano il Console e gli altri ufficiali. Secondo quanto riporta il Da Lezze (13) alla fine del Cinquecento il comune, (comprendente le contrade di "Ruspino", detto anche "Opel", "Fusine", "Oren", "Pozzonzer" e Fuipiano) contava 98 fuochi e 729 abitanti. Di questi abitanti 84 erano considerati utili al lavoro i rimanenti erano vecchi, donne e bambini. Il comune doveva provvedere, a diverse fazioni ordinarie come l'armamento di 6 archibugieri, 1 picchiere, 1 moschettiere, 2 galeotti; doveva inoltre contribuire per la sua porzione di carato d'estimo (soldi 22 denari 3) al mantenimento dei guastatori. Le entrate del comune erano di lire 400 circa, ricavate dall'affitto dei boschi circostanti. Il comune era governato da un Console con un salario di lire 100. Nel comune si producevano 600 panni l'anno che si vendevano a Bergamo, le donne filavano lo stame (14), molte persone emigravano dal comune perché i raccolti erano pochi e la terra coltivabile era molto cara (fino a 200 lire la pertica). In prossimità del fiume vi era una segheria, tre mulini e un impianto per pestare le granaglie. Il comune provvedeva anche al pagamento del parroco che riceveva 60 scudi l'anno (420 lire). La Misericordia aveva un'entrata annuale di lire 140 che viene dispensata ai poveri da tre Sindaci eletti dal comune. Con l'avvento della Repubblica Cisalpina (29 giugno 1797) il territorio bergamasco venne diviso in 11 Dipartimenti, che a loro volta comprendevano Distretti e Comunità. Con la legge del 19 luglio 1797 venne definita l'organizzazione dei Dipartimenti. Questi erano retti dalle Amministrazioni Centrali Dipartimentali, composte di cinque membri eletti dall'Assemblea del Dipartimento stesso. Le Amministrazioni erano direttamente soggette ai ministri e dovevano vigilare sulle amministrazioni municipali. La Municipalità sceglieva al proprio interno un Presidente. San Pellegrino venne inserito nel XXIII distretto di Zogno nel marzo 1798 (legge 6 marzo 1798, dalla vecchia circoscrizione territoriale venne sottratto il territorio di Fuipiano al Brembo), passò nel distretto VI dell'Ambria e Brembilla nel settembre successivo (legge 26 settembre 1798), nel maggio 1801 fu posto nel distretto I di Bergamo (legge 13 maggio 1801). Durante il periodo della Repubblica Italiana (proclamata il 6 maggio 1802) gli ordinamenti locali al livello più alto erano le Prefetture, con sede nel capoluogo di ogni Dipartimento, e al di sotto a livello di Circondari e Distretti, operavano Viceprefetti e Cancellieri Distrettuali, affiancati dai Consigli Distrettuali. I comuni erano distinti in tre classi: in quelli di I classe, in cui la popolazione era di oltre 10.000 abitanti, la municipalità si componeva di 9 membri; nei comuni di II classe, con numero di abitanti tra 3000 e 10.000, la municipalità aveva 5-7 membri; nei comuni di III classe, con popolazione inferiore ai 3000 abitanti si avevano 3 soli membri. Nei comuni di I e II classe gli amministratori venivano scelti dal consiglio con schede segrete, nei comuni di III classe due di loro erano eletti tra i possidenti del comune e il terzo tra i non possidenti. La suddivisione in classi influiva anche sulla composizione dei consigli comunali. Nei comuni di III classe, come S. Pellegrino, intervenivano ai convocati tutti gli estimati e tutti i capi famiglia non possidenti ma descritti nel registro civico del comune che avessero compiuto il 35 anno di età, possedessero uno stabilimento di agricoltura, industria o commercio nel circondario e vi pagassero la tassa personale. Nei comuni di I e II classe il consiglio si componeva rispettivamente di 40 e 30 membri, metà dei quali dovevano essere possidenti. I consiglieri si rinnovavano di anno in anno entro il quinquennio e venivano scelti dal Consiglio Generale Dipartimentale sulla base di una lista di candidati presentata dal Consiglio Comunale stesso, formata con un numero di candidati il cui numero era triplo rispetto al numero dei posti vacanti. Con il passaggio al Regno d'Italia e col decreto 8 giugno 1805 il territorio venne diviso in Dipartimenti, Distretti e Cantoni e Comuni, a capo di ciascun dipartimento venne posto un Prefetto incaricato dell'amministrazione con un Consiglio di Prefettura (le cui funzioni vennero notevolmente allargate) e un Consiglio Generale. In ciascun Distretto il Vice Prefetto era un organo strettamente collegato al Prefetto cui venne affiancato il Consiglio Distrettuale; nei Cantoni vennero collocati un Giudice di Pace con compiti giudiziari e un Cancelliere del Censo per le materie amministrative e censuarie. I comuni rimasero divisi in tre classi con a capo consigli e municipalità. Divennero di nomina statale (prefettizia o reale) i Prefetti, i Vice Prefetti, i Segretari Generali di Prefettura, i Cancellieri del Censo, i Consigli Distrettuali e i Consigli Generali di Dipartimento, gli organi assembleari dei comuni di I, II e III classe e tutti gli organi monocratici posti a capo dei comuni sulla base di terne presentate dai rispettivi consigli comunali. Il comune di San Pellegrino con la riaggregazione di Fuipiano venne inserito nel distretto II dell'Ambria e Brembilla nel giugno 1804 (decreto 27 giugno 1804), fu posto nel II cantone di Zogno del distretto I di Bergamo nel giugno 1805, aggregò, con decreto 31 marzo 1809, i comuni di Piazzo Alto, Piazzo Basso e Spino nel gennaio 1810 (15). Con la regia patente del 7 aprile 1815 (pubblicata il 20 aprile) venne stabilita nei territori della Lombardia e del Veneto, assegnati all'Austria, la formazione di un regno sotto la denominazione di Regno Lombardo Veneto. Il regno venne diviso in due territori amministrativi divisi dal fiume Mincio, il Governo Milanese e quello Veneto, ogni governo venne poi diviso in Province e queste in Distretti. L'amministrazione delle Province era affidata ad una Delegazione dipendente dal Governo, come organo elettivo provinciale si stabilì la creazione di una Congregazione Provinciale. Il territorio lombardo assegnato al Governo Milanese venne ripartito in nove province, tra cui quella di Bergamo. L'amministrazione di ogni provincia era affidata ad una Delegazione Provinciale ed ogni distretto governato da un Commissario Distrettuale: San Pellegrino venne collocato nel distretto II di Zogno (legge 12 febbraio 1816). Nel 1817 dal comune di San Pellegrino si separò Fuipiano (Variazioni compartimento provincia di Bergamo, 1816-1835; Variazioni compartimento provincia di Bergamo, 1816-1838). Nel 1844 fu confermato nel medesimo distretto in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Nel 1853 fu inserito nel distretto IV (notificazione 23 giugno 1853); a quella data era comune, con convocato generale, di 676 abitanti. L'amministrazione dei comuni di III classe in questo periodo era affidata ad una Deputazione Comunale, espressione di un Convocato Generale degli Estimati (16). Con l'Unità d'Italia la legge comunale e provinciale del 1865 riorganizzo gli enti locali del territorio. Prefettura e la Sottoprefettura garantivano il controllo da parte dello Stato, mentre a livello comunale agivano un Sindaco di nomina prefettizia, coadiuvato da un segretario comunale e da un Consiglio espressione della Giunta Municipale. Subito dopo l'unità il Governo ordinò a tutti i Prefetti del regno di mandare notizie circa la situazione economica e sociale delle province (17). Il rapporto del Prefetto Stefano Centurione in merito alla Valle Brembana mette in evidenza come nei distretti di Piazza Brembana e Zogno l'agricoltura fosse assai difficile per la qualità della terra. Negli stessi distretti, a causa della crisi dell'industria serica (18), che aveva colpito tutta la provincia, la popolazione era costretta a dedicarsi ad attività agricole (che come scritto sopra erano rese problematiche dalle scarsa e cattiva qualità delle terre); a causa di questa crisi molte persone erano costrette ad andare fuori della provincia alla ricerca di un lavoro. Il Prefetto ravvisava un'altra causa nella crisi della Valle Brembana nelle pessime condizioni della vie di comunicazione. Una nuova strada avrebbe facilitato il trasporto della legna e l'arrivo di gente alla stazione termale di San Pellegrino (19). Per quanto riguarda l'aspetto sociale della provincia, il prefetto descriveva come "vivaci, facili all'ira, alle risse, al litigio (...) " le popolazioni delle montagne, lamentava inoltre, sempre da parte di queste popolazioni, l'abuso di vino e di bevande alcoliche; altro motivo di conflitto sociale era rappresentato dall'alienazione dei beni comunali soggetta a imbrogli e soprusi. Nel 1888, un altro Prefetto, Lucio Fiorentini, raccolse una serie di notizie pubblicate in una relazione dal titolo: "Monografia della Provincia di Bergamo" (20). Dopo aver analizzato gli aspetti geografici relativi alla provincia, il Prefetto Fiorentini si addentra nelle piaghe sociali che colpiscono il territorio. In primo luogo la pellagra (21) e a seguire la scrofola (22) e il rachitismo. Le malattie endemiche più gravi sono invece gozzo, cretinismo, le cui zone più colpite erano le valli, e la febbre malarica. Il Prefetto non mancò di citare le acque di San Pellegrino buone per la cura dei calcoli renali, della vescica e del fegato (23). Le strutture della stazione termale erano però da rinnovare per favorire l'affluenza dei turisti (24). In paese erano presenti una farmacia, un medico condotto, una levatrice ed un veterinario. La leva militare del quinquennio 1880-1884 era stata di 44 unità e 7 riformati a causa d infermità (25). Altre notizie circa lo sviluppo del paese sono presenti in opuscoli e pubblicazioni pubblicitarie relative alle terme (26) che si sviluppano all'inizio del '900 grazie allo sfruttamento delle acque minerali (27). Non si conosce l'epoca in cui le fonti vennero scoperte, le loro proprietà terapeutiche erano però note fin dal XII secolo (28), il primo documento d'archivio che nomina queste fonti risale al 1452 (29), si tratta di un verbale, contenuto negli Statuti comunali, di un'adunanza tenutasi nella frazione di Alpecchio (antico villaggio agricolo). Dal 1500 in poi aumentano sempre di più le notizie circa le proprietà curative delle acque. Si iniziarono a scrivere solo dal settecento Trattati scientifici su questo argomento quando iniziò, grazie anche al nascere della moda delle acque, il loro sfruttamento a scopo curativo. Ma le disagevoli condizioni dell'antica strada della Priula, che portava al paese non permisero il completo sfruttamento delle terme. Grande impulso alla nascita dell'industria termale la diede sicuramente la costruzione, all'inizio dell'800, della nuova strada (30), l'istituzione di un regolare servizio di vetture per passeggeri, la posa dei binari della ferrovia agli inizi del '900, la costruzione di alberghi e dei locali per la cura. Il primo stabilimento termale risale al 1848, agli inizi del Novecento vengono potenziate le infrastrutture con la costruzione nel 1902 del nuovo stabilimento dei bagni e nel 1906-1907 il Casinò Municipale (31) e il Grand Hotel (32); nel 1908 viene anche inaugurata la funicolare che collegava il paese con il "Kulm" (Pizzo del Sole). Grande sviluppo ebbe all'inizio del secolo la stazione di cura grazie all'acquisto delle fonti (1899) da parte dell'avvocato Cesare Mazzoni e successivamente dalla Società delle Terme. Dopo la fine della Prima guerra mondiale l'economia del paese legata alla stagione termale andò in crisi a causa della minore affluenza dei turisti (33). Per quanto riguarda l'aspetto occorre aggiungere che le fonti (34), denominate variamente (Palazzolo, Salaroli e Fonte Vecchia) sgorgano "dal detrito che riveste il piede di un dirupo costituito da dolomia principale (Trias superiore, Norico) accavallata su marne e argilliti con intercalazioni calcaree della formazione di Riva di Solto (Trias Superiore, retico) che affiora nel sottostante alveo del Brembo" (35). Un'altra sorgente, in località San Rocco nel comune di Fuipiano al Brembo, non esisteva già più nel 1910. Con R. D. n. 125 del 24 gennaio 1915 viene sancito il distacco delle frazioni Valle e Pennazzano dal comune di Fuipiano e la loro aggregazione a quello di San Pellegrino. Successivamente con decreto luogotenenziale n. 310 del 17 febbraio 1916 al comune di San Pellegrino viene unito il comune di Piazzo Basso, in un secondo momento viene aggregato, il 2 gennaio 1927 con R. D. n. 64, il comune di Piazzo Alto. In seguito alla riforma dell'ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Il 1 marzo 1928 con R. D. 1963 con l'unione dei comuni di San Gallo, San Giovanni Bianco, San Pietro d'Orzio e Fuipiano al Brembo, in un unico comune denominato "San Giovanni Bianco", vengono aggregati alcuni territori di San Gallo e Fuipiano al Brembo al comune di San Pellegrino. In seguito alla riforma dell'ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di San Pellegrino Terme veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Col D. P. R. n. 446 del 27 marzo 1966, il comune di San Pellegrino assume l'odierna denominazione di "San Pellegrino Terme". (36)

Note: (1) La Lombardia paese per paese, VI, Firenze, Casa editrice Bonechi, 1986. (2) Statutum vetustissimum [...] regiminis invictissimi principi domini Johannis Dei Gratia Boemiae et Polloniae regis et Luxemburgi comitiis etc. 1331 indictione XIII, manoscritto in BCBg, Sala I D, 9, 18; Lo Statuto di Bergamo del 1331 a cura di Storti Storchi Claudia, Giuffrè, Milano 1986; Fabio Luini, voce San Pellegrino in Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, Milano, Regione Lombardia, settore trasparenza e cultura, servizio biblioteche e beni librari e documentari, 1997, p. 179. Mazzi Angelo, I confini dei comuni del contado, Bollettino della Civica Biblioteca, 1929, pagg. 1 e segg. La divisione del territorio in porzioni "triangolari" che avevano come vertice le porte della città di Bergamo in origine obbediva a criteri di carattere funzionale per l'imposizione dei tributi. Elementi antecedenti a questa soglia circa i confini del territorio del comune sono ricavabili da "Confini di comuni del territorio Bergamasco, atti originali e copie del sec XVIII di documenti dei secc. XIII-XVI, B.C. Bg, Salone Cass. 1, I, 2, 65. (3) Bortolo Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Bergamo, Bolis, 1989, vol. III, p. 66. (4) L'atto che stabilisce i confini del territorio del comune è stato rogato dal notaio Raimondo Vitali di Somendenna. Vedi "Confini del territorio di Bergamo (1392-1395) ", trascrizione del Codice Patetta n. 1387 della Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di Vincenzo Marchetti, Bergamo, Provincia di Bergamo 1996. (5) Belotti B., op. cit. p. 214. (6) Risale al giugno 1428 la prima menzione di un vicario dell'Oltre Goggia in Piazza, Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, op. cit. p. 161. (7) Il vicario di valle, inviato annualmente dalla città, scelto dal consiglio maggiore, giudicava nel civile sino a 200 lire e nel criminale sino a 50, Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, op. cit. p. 218. (8)Il consiglio eleggeva tre difensori che restavano in carica tre anni e un tesoriere a rotazione annuale tra le squadre, Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, op. cit. p. 218. (9) Giovanni Da Lezze, Descrizione di Bergamo e del suo territorio 1596, Bergamo, Provincia di Bergamo, Assessorato Istruzione e cultura, Centro documentazione beni culturali, 1988, p. 243-244. (10) Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, op. cit. (11) Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, op. cit. p. 12. (12) Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, op. cit. p. 11. (13) Giovanni Da Lezze, op. cit. pp. 247-248. (14) La parte più lunga e fine della fibra di lana sottoposta alla pettinatura, adatta per al resistenza e la migliore filabilità alla produzione di tessuti di particolare pregio. Voce "stame" in Battaglia Salvatore, Grande Dizionario della lingua Italiana. (15) Nel 1805 contava 1249 abitanti, nel 1809, 1116, Istituzioni del territorio lombardo dal XIV al XIX secolo, op. cit. pp. 11-12. (16) La loro nomina era approvata dalla Delegazione Provinciale, duravano in carica quattro anni, non potevano ricusare l'incarico se non per legittimo impedimento e non ricevevano alcun compenso. Il primo dei deputati veniva scelto tra i primi tre estimati del comune, gli altri indifferentemente dal corpo dei censiti. (18) Mauro Gelfi, "Una provincia in triste condizione", Rapporto al Ministro Cavour, in Archivio storico Bergamasco, Nuova serie n. 1, Bergamo, Lubrina, 1995. (19) "A tale proposito basti l'osservare in questa Provincia prima del 1850 eranvi da 310 filande, e da oltre 100 filatoj. Il solo distretto di Treviglio ne contava 33 fra le prime, 65 fra i secondi.", ibidem, p. 76. (19) Ibidem, p. 78-79. (20) Lucio Fiorentini, Monografia della Provincia di Bergamo, Bergamo, Stabilimento tipografico fratelli Bolis, 1888, p. 172. (21) La pellagra non era molto diffusa nelle valli perché gli abitanti variavano la loro alimentazione, abitudine presa emigrando, con latticini e bevevano vino, (22) L'aumento di questa malattia era legata all'aumento dell'attività manifatturiera che faceva crescere il lavoro minorile ma soprattutto all'insalubrità delle abitazioni. (23) Ibidem, p. 183. (24) Circa 2000 persone l'anno, ibidem, p. 183; nel 1908 erano già 50.000, San Pellegrino, Bergamo, Soc. Ed. "Pro Famiglia", 1908. (25) Ibidem, p. 80-81. (26) S. Pellegrino, Bergamo, Soc. ed. "Pro Famiglia", 1908. (27) Pompeo Casati, Il patrimonio idrico: acque superficiali e sotterranee, in Storia economica e sociale di Bergamo, I caratteri originali della bergamasca, Bergamo, Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo, 1994, p. 174. (28) Enciclopedia italiana di Scienze lettere ed arti, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1936, vol. XXX, p. 747. (29) Galizzi G.P., Notizie storiche sulle fonti termali di San pellegrino, in La comunità di San Pellegrino in memoria del concittadino sac. Prof. Enrico Caffi, nel primo anniversario della morte 28 agosto 1948-28 agosto 1949, Bergamo, Tipografia Conti, 1949, p. 25-43. (30) Anna Maria Galli, Gli scambi e le relazioni economiche interne e internazionali, in Storia economica e sociale di Bergamo, dalla fine del settecento all'avvio dello stato unitario, Bergamo, Fondazione per la storia, economica e sociale di Bergamo, 1994, p. 227 e 254-255. (31) Il Casinò conteneva sale di lettura, da concerto, ballo, gioco e un "salone per la bibita", S. Pellegrino, op. cit. (32) Pompeo Casati, op. cit. p. 174; nel 1908 possedeva 250 camere, ascensore, luce elettrica e acqua potabile in tutte le camere, San Pellegrino, op. cit. (33) Ernesto Cacciari, San Pellegrino e la sua stazione di cura, Bergamo, Tipografia dell'Orfanotrofio maschile, 1932. (34) "Con temperature di circa 26° C, le fonti delle terme sono quelle relativamente più calde ("semi termali" come le definì il Carrara) rispetto alle altre minerali bergamasche", Pompeo Casati, op. cit. p. 174. (35) Pompeo Casati, op. cit. p. 174. (36) Civita, Bergamo, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV - XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 1999, repertoriazione a cura di Fabio Luini (Archimedia s.c.), e Civita, istituzioni postunitarie, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. 1859 - 1971, 2 voll., Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2001, repertoriazione a cura di Fulvio Calia, Caterina Antonioni, Simona Tarozzi


Complessi archivistici:
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