Museo storico della Città di Bergamo


Numero scheda: 1

Storia archivistica
I documenti che costituiscono l'insieme dei fondi archivistici del Museo sono frutto di successive e diverse donazioni ricevute dall'ente dalla sua costituzione ai giorni nostri.
Per l'archivio la donazione Milesi è senz'altro la più importante, dagli Inventari del Museo risulta essere stata di 3478 "pezzi" (e di 174 "cimeli"). Occorre precisare che tutti i documenti citati sono documenti disgiunti l'uno dall'altro, e che quello che veniva chiamato Archivio, in realtà non poteva essere altro che una collezione di documenti, trattati anche essi alla stregua di oggetti/cimeli. Un esempio ulteriore di come si formò la collezione viene ad esempio dall'offerta del comune di Pedrengo al Comitato per l'Archivio del Museo di documenti estratti dal proprio archivio comunale (Inventari del Museo, s.n., 1916 luglio 13). Altre donazioni sono rilevanti come quella della famiglia Cucchi (la donazione dell'archivio è avvenuta nel 1983) e quella di Gianfranco Sommi Picenardi.

Contenuto
L'intervento in oggetto è stato eseguito per raggiungere questi obiettivi: 1) recuperare le informazioni relative a fondi archivistici già inventariati in tutto o in parte da strumenti di corredo esistenti cartacei ed informatizzati migliorarne la resa informativa; 2) ordinare e inventariare analiticamente secondo gli standard vigenti i fondi mai inventariati; 3) condizionare e dare nuova collocazione fisica alla documentazione per permettere il funzionamento di un servizio archivistico corretto e sicuro; 4) formare un'unica base dati relativa ai fondi archivistici per consentire la rilevazione delle eventuali relazioni tra i fondi e, conseguentemente, agevolare le possibilità della ricerca. Data la frammentarietà delle notizie circa il versamento o la donazione di fondi all'istituto, e, l'incerta cognizione della documentazione custodita, il lavoro è necessariamente partito dalla schedatura delle unità contenute nelle unità di confezione censite nella Guida ai fondi del civico Museo del Risorgimento e della Resistenza, a cura di Mauro Gelfi.
L'intervento in fase di ordinamento si è basato sulle suddivisioni indicate in, Mauro Gelfi, Gli archivi del Museo del Risorgimento e della Resistenza, in Studi e ricerche di storia contemporanea, n. 41, 1994 e dalla Guida ai fondi del civico Museo del Risorgimento e della Resistenza, 1994, a cura del medesimo. Nell'articolo i fondi archivistici sono censiti e suddivisi in cinque grandi partizioni: Risorgimento e periodo antecedente alla prima guerra mondiale, prima guerra mondiale, periodo fascista e periodo dell'"Impero", seconda guerra mondiale, periodo successivo alla 1945. Tale partizione è stata mantenuta nell'attuale strutturazione dell'archivio.
La Guida, che nell'introduzione riprende succintamente i contenuti dell'articolo, censisce 34 fondi documentari che in buona parte corrispondevano fisicamente ad altrettanti nuclei archivistici definiti. Non tutti i nuclei erano stati esplorati e al loro interno erano in stato di disordine. Unica eccezione era rappresentata dal Fondo Gruppo d'impegno che oltre ad essere dotato di un inventario cartaceo (con versione su supporto informatico word processor) era fisicamente ben condizionato.
Altro strumento di corredo era rappresentato da Archivio Luigi e Francesco Cucchi, Catalogo, a cura di Mauro Gelfi in collaborazione con l'Istituto per la storia del Risorgimento italiano Comitato provinciale di Bergamo, Comune di Bergamo, 1997, in cui tutte le unità archivistiche identificate nel Fondo Cucchi erano rappresentate in ordine cronologico assoluto. A quel Catalogo corrispondeva una condizionatura espressa con segnature archivistiche di comprensione non immediata e una schedatura su supporto informatico basata su CDS ISIS 3.0 elaborata da Matteo Panzeri.
Il fondo già denominato Proclami, ora denominato Manifesti e volantini, era rappresentato da una schedatura su supporto informatico database.
Ulteriori informazioni sulla documentazione depositata e conservata in Museo sono state ricavate dall'edizione Lettere e documenti autografi di argomento garibaldino e di uomini illustri del risorgimento curata da Alberto Agazzi sui numeri 5 e 6 di Studi Garibaldini (1965-1966), soprattutto per quanto riguarda la serie Autografi e da un inventario dei reperti museali esposti compilato negli anni sessanta.
Tutti i dati informatizzati (Fondo Cucchi e Gruppo d'Impegno, su word processor, e Proclami su database) sono stati convertiti nel formato utilizzato nell'intervento in oggetto, vale a dire in formato database compatibile con tabelle Paradox utilizzate dal software ArchiVISTA basato sul linguaggio Delphi 1.0.
Non sono state apportate significative variazioni al contenuto delle schede già redatte nei vecchi formati. Ci si è occupati invece di mutare lo schieramento delle informazioni per renderlo compatibile agli standard dettati dalla Guida operativa per l'ordinamento e l'inventariazione degli archivi storici di enti locali a cura del Settore cultura e informazione-servizio biblioteche e beni librari e documentari della Regione Lombardia.
Come sopra scritto la Guida censisce 34 fondi cartacei. Solitamente con il termine fondo ci si riferisce a complessi documentari che abbiano caratteristiche di unitarietà e di omogeneità. Nella fattispecie del Museo il fondo non è sempre esclusivamente documentario dato che la donazione dei documenti all'Istituto si è spesso accompagnata alla donazione di oggetti. L'unitarietà del fondo sarebbe quindi da cercare nella connessione tra oggetti e documenti (per es. diplomi militari e decorazioni, documenti e fotografie, documenti e cimeli). La spiegazione dell'originario disordine archivistico dei fondi documentari depositati nel Museo è causata dal fatto che al documento in genere è stato dato il valore di reperto museale. In questo modo, come risulta dall'inventario degli anni sessanta, molti documenti trattati appunto come reperti sono stati esposti accanto ad altri oggetti provenienti dal medesimo fondo o accostati ad altri oggetti per argomento sulla base di un generico criterio per materia. Al documento levato dal suo contesto si è così negata la possibilità di essere inteso come documento archivistico.
Il museo (come la biblioteca, entrambi intesi come possibili luoghi di deposito di fondi archivistici) diventa luogo nel quale la documentazione viene sottratta alla sua sede naturale. Il tema è trattato con semplice efficacia da Elio Lodolini (1): "L'archivio è un complesso organico di documenti prodotti nel corso di un'attività pratica, amministrativa, giuridica; il documento, singolarmente considerato, è privo di autonomia ed ha scarsissimo valore, mentre ne ha uno grandissimo come parte di un complesso, come anello di una catena; lo scopo giuridico, amministrativo, pratico è determinante per la formazione dell'archivio. L'archivio è l'antitesi di una raccolta o collezione (…)" (2). Giuseppe Plessi, come riporta Lodolini, a questo proposito scrive della "spontaneità di formazione dell'archivio" elemento che non è possibile ravvisare data la volontarietà della formazione di una biblioteca o nel museo e di altri tipi di "collezioni" (3).
I fondi cartacei censiti dalla Guida sembrano tutti "spezzoni" di archivi privati e il loro ordinamento e inventariazione è stato quindi guidato dai criteri normalmente applicati per la descrizione di quegli archivi.
In questi fondi è stato sostanzialmente impossibile ricondurre la documentazione ad un'organizzazione originaria e, se risulta meno difficile capire i meccanismi di produzione di documentazione, in un insieme così spezzettato, risulta assai difficile organizzarne una struttura.
La documentazione spesso è formata secondo criteri collezionistici e non esiste alcuno schema cui riferirsi dato che si tratta per lo più di documentazione che prescinde dalla sua funzione originaria. Questa difficoltà, caratteristica nella comprensione degli archivi privati, è amplificata dal numero dei fondi esistenti. Di fronte a nuclei documentari dove l'unico nesso archivistico è rappresentato da una materia o un argomento (niente a che vedere comunque con i titoli degli archivi ottocenteschi e tanto meno con classificazioni di tipo peroniano) la scelta primaria è stata quella di ragionare sui soggetti produttori della documentazione (4) o sui soggetti che ne hanno effettuato la donazione e di ridurre al minimo il numero delle miscellanee (ad eccezione dei casi in cui l'applicazione rigorosa di questi criteri non si fosse rivelata eccessivamente onerosa in rapporto alla quantità di documentazione). Al di là di queste eccezioni ogni singola unità archivistica riconosciuta è raggiungibile dalla struttura, dalle schede o dagli indici. La creazione di strutturazione ampia e al compilazione di ricchi indici rappresenta una notevole possibilità di accedere ai documenti di questi fondi.
Con l'intervento in oggetto si è strutturato l'insieme dei fondi archivistici considerati secondo le cinque macro partizioni di cui sopra a cui se n'è aggiunta una sesta denominata Collezioni, entro la quale sono state collocate le serie 1.6.1 Autografi, 1.6.2 Attestati militari, 1.6.3 Manifesti e volantini, 1.6.4 Miscellanea del Risorgimento, 1.6.5 Miscellanea post Risorgimento.
Data la mancanza di elementi strutturali che non fossero semplicemente gli argomenti o le materie di cui sopra la denominazione delle serie e la loro collocazione è riferita in parte all'ordine preesistente. Le serie fanno riferimento alla macro partizione sempre secondo un criterio per materia (soprattutto nel caso delle miscellanee conservate). In questo senso restano alcuni nodi da sciogliere per ciò che concerne alcuni nuclei dell'archivio, ma questi sono identificabili e con l'intervento in oggetto sarà possibile comunque elaborare scelte nuove e più precise.
L'elemento aggregante della serie è stato identificato nella maggior parte dei casi nel soggetto produttore o conservatore della documentazione quando si è ipotizzato che nel museo fosse confluito uno spezzone del suo archivio personale. Vice versa queste persone fisiche rappresentano l'elemento aggregante quando la documentazione è riferita a loro in senso lato. All'interno delle serie in taluni casi è stato necessario elaborare delle sotto partizioni. Lo si è fatto sempre nel caso in cui fossero stati identificati nuclei epistolari ben definiti (1.1.12 Camozzi Danieli, 1.1.13 Camozzi Vertova Giovan Battista, 1.1.32 Nullo Francesco, 1.2.12 , Tiraboschi Marco (5)) oppure fasi di vita del soggetto o fasi della sua produzione intellettuale (1.3.1 Bartoli Delio) o altrimenti tipologie documentali determinate poste in essere dal soggetto (1.5.4 Gruppo d'impegno). Nelle collezioni, (Autografi e Attestati militari) gli elementi aggreganti sono stati riconosciuti rispettivamente nel soggetto produttore e nel soggetto che ha ricevuto l'onorificenza militare.
In questo modo è stato possibile rilevare le connessioni esistenti fra i diversi fondi e tra fondi conservati in questo deposito e conservati altrove (le serie 1.1.12 Camozzi Danieli, 1.1.13 Camozzi Vertova Giovan Battista, 1.1.14 Casella Costanza sono spezzoni del più ampio complesso dell'archivio Camozzi Danieli conservato presso la Civica biblioteca Angelo Mai). Tale organizzazione si dimostrerà in futuro congeniale base di partenza per accogliere nuovi fondi e per permetterne lo studio.
Le tipologie riscontrate sono di varia natura: corrispondenza (in ogni sua forma: lettere, telegrammi, cartoline postali e illustrate, biglietti da visita), appunti, fotografie, ritagli di giornale, carte topografiche, mappe, disegni, volantini, manifesti, documenti amministrativi e militari. Di tutte le unità è stata data descrizione dettagliata secondo il tracciato esposto. Per ciò che concerne la corrispondenza sono sempre stati indicati i mittente e destinatario che sono inoltre stati inseriti nelle liste degli indici. Questo approccio richiesto dal committente ha significato senz'altro una riduzione della resa informativa nella descrizione delle introduzioni alle serie, ma ha sicuramente permesso di sapere cosa c'è e cosa non c'è in archivio. Da questo punto di vista l'intervento in oggetto può essere definito come preliminare a quello studio.
Dopo la schedatura la documentazione è stata posta in nuove unità di confezione (in particolare le lettere del Fondo Cucchi sono state tolte dalle buste di plastica in cui erano state inserite) e infine collocata in armadi metallici con serratura. In questo modo potrà essere istituito un servizio archivistico organizzato secondo i normali criteri di sicurezza.
Occorre premettere che non è stato possibile ricostruire tutti i fondi a causa della frammentazione di cui sono stati oggetto: in particolare è possibile supporre che i documenti delle Collezioni siano stati spesso estratti da fondi archivistici che sicuramente avevano in origine una loro unitarietà. Dai 34 fondi archivistici censiti dalla Guida (nel 1994) si passa alla odierna situazione in cui i fondi descritti nell'inventario (e nella corrispondente base dati) sono 81.

Soggetti conservatori:
Soggetti produttori:
Nessuna unità

Link: www.archiviedocumenti.it/archivi/?prg=3&str=1072